diSPS/UNISA: Digital-Ego/Digital-Us, seminario di Vincenzo Notaro
L’UTILIZZO DEI SOCIAL E DELLE PIATTAFORME E-LEARNING NEI PERCORSI DI ORIENTAMENTO
Seminario a cura di Vincenzo NOTARO, Jessica CAMARGO MOLANO, Michelle GRILLO
Venerdì 28 maggio 2021, ore 11.30-13.30
MS TEAMS: https://bit.ly/3vcpOMY
Parte I – DIGITAL-EGO / DIGITAL-US
Un’analisi critica dei Social tra rischi e potenzialità
Parte II – DAL SINCRONO ALL’ASINCRONO
Moodle come strumento per progettare un laboratorio PCTO a distanza L’esperienza del PCTO “Lavori creativi nella Digital Society”
Dall’intervento di Vincenzo Notaro:
UNA GRANDE OCCASIONE
Nel 2007, Michael Wesch, antropologo alla Kansas States University, pubblicò un video su YouTube nel quale spiegò in maniera illuminante cosa fosse il Web 2.0, lanciando un’esigenza di profondo ripensamento e riscrittura di molte categorie sociali.
«The machine is us. Web 2.0 is linking people. People sharing, trading,
collaborating… We’ll need to rethink a few things… copyright, authorship, identity, ethics, aesthetics, rhetoric, governance, privacy, commerce, love, family, ourselves».
UNA GRANDE SOLITUDINE
Il video di Wesch si intitolava THE MACHINE IS US/ING US. «Nomen omen», come si suol dire. Oggi, mentre si parla di Web 3.0, 4.0, 5.0, ecc., viene da pensare che forse quella del Web 2.0 è stata un’occasione sprecata. Forse non del
tutto. Possiamo ancora ripensare le categorie sociali elencate da Wesch. Fatto sta che quella macchina ci sta effettivamente usando: qualcosa di molto vicino alle visioni distopiche di Matrix. E più ci fagocita, più s’espande. E più s’espande più ci sentiamo piccoli, persi e soli in un mondo sempre più vasto, globale, iperconnesso. Via via che il fenomeno web, amplificato dall’avvento dei
social, ci ha spinti in questa ‘second life’ simulata, ne esperiamo le contraddizioni e introduciamo forme di adattamento e misure di difesa.
La luce dei nostri monitor sui quali vediamo formicolare migliaia, milioni di amici/follower che nella realtà non conosciamo, proietta una densa ombra: una grande solitudine.
Ma nel mondo simulato «nulla è vero, tutto è permesso», qui il nostro digital-ego può rinegoziare all’infinito l’immagine che diamo di noi (a noi stessi e agli altri). Così, la nostra reazione di difesa è quella di proiettare un ego ipertrofico, ingigantito.
«Si può affermare che, in situazioni di emergenza come quella determinata dalla pandemia, i social networks – anziché favorire i potenziali aspetti negativi comunemente attribuiti all’uso intensivo di essi – possono invece aiutare persone tendenzialmente ansiose e di umore depresso, ma con positivi tratti di personalità, a contrastare il senso di isolamento e solitudine causato dal distanziamento obbligatorio».
[Effetti psicologici dei social networks durante l’isolamento sociale, S. Di Nuovo, C. Patti, Università di Catania]
La vocazione sana dei social è quella di mantenere vive le relazioni a distanza, o creare occasioni per stabilire nuove relazioni. Funzionano, cioè, nel nostro rapportarci agli altri, con un concreto interesse e in determinate condizioni. Se mancano la sincera attenzione all’altro e le condizioni di necessità per l’uso di questi strumenti, ripiombiamo nelle criticità legate ai ‘nuovi media’».
Grazie ancora a Maria Prosperina Vitale, Alfonso Amendola, Michelle Grillo e Jessica Camargo Molano. Grazie a chi ha seguito il seminario, sperando di aver trasmesso l’importanza e l’opportunità di usare i Social network in modo un po’ più consapevole.
Qui sotto, le slide dell’intervento di Vincenzo Notaro.
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